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Siamo un gruppo di professionisti animati da grande entusiasmo. Siamo convinti che l’approccio del progettista contemporaneo non possa prescindere dall’analisi attenta dei luoghi e le culture in cui il suo lavoro s’inserisce e dai limiti ambientali ed energetici del pianeta con cui la nostra epoca ci obbliga a fare i conti.

Elaborazioni – Caio Gracco

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Caio Gracco

Nato nel 1940 ad Angri (SA), da giovanissimo dopo aver frequentato l’Accademia di Napoli lascia la Campania per andare a Parigi dove ha la fortuna di incontrare la fine dell’esistenzialismo nutrendosi dello spirito e della sua visione. Successivamente si trasferisce a Torino dove lavora come bozzettista con Armando Testa e come fotoreporter con Indro Montanelli.

Realizza il mosaico di Felice Casorati “Italia 1961” Negli anni 60 approda a Milano dove vive il pieno del boom culturale e creativo della città insieme a Lucio FontanaPiero ManzoniMaurice HenryGianni Colombo.

La sua ricerca pittorica di quegli anni si sofferma sul contesto sociale, le sue opere parlano di terremotati, immigrati italiani davanti a grandi città e grandi muri. Lo stile materico bene si presta per raccontare quelle storie di isolamento ed emarginazione.

I primi anni ’70 rappresentano per l’artista un momento decisivo: la rottura con la figurazione degli anni precedenti. Invitato dalla BASF, quintessenza della chimica, a Ludwigshafen per sperimentare un materiale plastico, il lupolen®, scopre e sviluppa un nuovo modo di affrontare la materia che, dopo circa un anno di ricerca, Gracco domina attraverso un procedimento di pressione a temperature variabili da 120 a 160 gradi – ne estrapola la luce, la trasparenza, la tridimensionalità.[1] Da qui nasce il Translumismo: suggestione del colore attraverso la luce. Le opere inserite in light box erano ottenute dalla fusione di più fogli di polietilene capaci di mantenere la profondità di ogni singolo colore.[2]

Dopo il fortunato e rilevante sodalizio con l’industria abbandona la materia fredda continuando ad interessarsi dei medesimi elementi, ma attraverso il mezzo proprio della pittura e del colore. Curve, spirali, segmenti oppure opere in cui l’artista libera la geometria. Estensioni di linee radianti, esplosioni di atomi, espansioni di nuclei, suggestione di luce permettono alla tela di proiettarsi, di esplodere verso l’esterno sempre attraverso i valori della trasparenza e della tridimensionalità.[4]

La sua ricerca, che sia informale o più figurativa, insiste sul movimento, opere in cui la forma non è più analizzata nella sua staticità, ma sorpresa nel suo veloce divenire.

Negli ultimi anni la sua ricerca si sviluppa con diversi medium, dalla pittura alla fotografia, sino alla performance. Come ad esempio nelle serie Elaborazioni, in cui la figura umana si moltiplica e si apre al movimento. Grandi figure umane nude con il volto ingabbiato da una calotta di gomma, abitano lo spazio vuoto e privo di coordinate nelle fotografie di Gracco, mettendo in scena il processo sempre in fieri della costruzione del sé e della soggettività.

Parallelamente alla sua intensa ricerca pittorica che lo vede esporre nelle principali gallerie italiane come Gianferrari, Barbaroux, Pater di Milano, Pino Casagrande di Roma, in musei e spazi istituzionali, come Palazzo Durini, Pan-Palazzo delle Arti di Napoli oppure al Festival dei due mondi di Spoleto, l’artista è legato da sempre a spazi non deputati, in cui l’arte può innescare un nuovo processo e dialogo con il fruitore, come ad esempio spazi di produzioni, cantieri, lo spazio urbano di intere città.

Su questa visione Caio Gracco si interessa anche al potere reattivo dell’immagine fotografica inserita in progetti che prevedono una dimensione pubblica o performativa, come ad esempio il progetto “così ci vogliono” nato nel 2007 da Napoli[5] e approdato a Farm Cultural Park di Favara nel 2019.

Informazioni aggiuntive

Autore

Caio Gracco

Anno

2012

Dimensioni

70×100 cm

Tecnica

Stampa C-print su carta fotografica montata su alluminio

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